TECNO-ENTUSIASTI E TECNO-RASSEGNATI: LA RIVOLUZIONE DIGITALE NELLE IMPRESE ITALIANE

Come si percepisce in Italia l’impiego sempre maggiore della tecnologia nei luoghi di lavoro? Lo scopriamo nel 3° Rapporto Censis-Eudaimon di pochi giorni fa.

Aziende definite “tecnoentusiaste”: valutano come “molto positivo” il cambiamento tecnologico e digitale, ritenendo che determinerà un miglioramento delle condizioni di lavoro in azienda, lo scambio interno di informazioni e l’aumento dello smart-working.

Le imprese italiane investono, tra l’altro, in software per l’acquisizione e la gestione di dati (41,6%), in tecnologie machine to machine (28,3%), nella realtà aumentata e virtuale a supporto dei processi produttivi (23,4%), nella robotica avanzata come stampa 3D e robot interconnessi (15,8%).

Quelle a medio-alta tecnologia operano prevalentemente nelle telecomunicazioni, nella produzione di veicoli spaziali, apparecchi ottici, sistemi informatici, prodotti farmaceutici e veicoli elettrici.

Lavoratori definiti “tecnorassegnati”: la metà di loro, soprattutto gli operai non specializzati, immagina che la tecnologia porterà con sé ritmi di lavoro più alti e dilatati, minori guadagni e minori tutele.

E non hanno tutti i torti. E’ previsto il boom delle professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione (da 163.940 nel 2018 a 511.700 unità il fabbisogno 2019-2023) e la diminuzione di quelle non qualificate (da 577.150 a 341.700 unità).

Come tutte le rivoluzioni, ci sarà quella che viene definita “complementarietà”: lavori più di routine lasciati alle macchine ma anche tante nuove professioni che stanno già nascendo. Oltre a tante situazioni in cui uomo e macchina lavoreranno insieme.

La fotografia della realtà odierna ci dice anche che i lavoratori occupati in settori a medio-alta tecnologia hanno retribuzioni quasi doppie rispetto agli altri del comparto industria e servizi (si parla di “tecno-polarizzazione” dei salari) e che i nuovi lavoratori non si trovano: è difficile reperirli perché non ci sono ancora strutture e percorsi formativi adeguati. Grande è lo scollamento tra istruzione e mercato del lavoro.

E, come vediamo in questo video (12 minuti, sottotitoli in ita), anche produttività e occupazione non vanno sempre a braccetto.

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